Concedetemi di versare ancora una goccia nel fiume di parole sino ad ora scritte sul Mercato Europeo: se tanto clamore sta causando significa che è a tutti gli effetti una manifestazione che incide sul territorio ed è pertanto cosa giusta approfondirne gli aspetti.
Quello che dovrebbe preoccupare è che le prese di posizione sia della gente comune che dei vari “addetti ai lavori” si sono tutte levate a partire da un articolo di De Nuzzo, Direttore della Nuova Provincia.
Prima, il silenzio imperava.
De Nuzzo è riuscito, magari con un’espressione pesante, ma, visto il dibattito che ne è conseguito certamente geniale nella sua provocazione, fare esplodere le contraddizioni che questa manifestazione porta con sé. Certo, esiste il rischio che enfatizzando il concetto della “città delle salamelle e del puzzo di fritto” si possa far perdere il senso profondo del problema. Lo si è visto da quanti si sono scagliati contro quelle parole facendosi trarre in inganno e andando fuori tema.
Mi sta bene che ciò avvenga da singoli cittadini, ma non lo posso accettare da addetti ai lavori o da politici tornati in questi giorni sotto i riflettori della cronaca locale.
Penso che per chi legge con senso critico i quotidiani abbia immediatamente compreso che l’immagine delle salamelle e del fumo odoroso che avvolge il centro città nulla abbia a che vedere con la vera carne che cuoce sulle griglie e che non sia affermazione offensiva né per chi in questi giorni ha lavorato dietro ai banchetti del Mercato europeo, né per i biellesi che si sono presi un momento di relax per gironzolare tra di esse vestiti o meno in canottiera e infradito.
Erano parole forti per richiamare al proprio dovere, o perlomeno far riflettere la politica e le istituzioni che reggono il territorio.
Penso che tutti siamo d’accordo sul piacere di assaporare carne cucinata secondo la tradizione culinaria del proprio paese, avvicinarsi ad una, pur stereotipata e vagamente ricostruita, atmosfera internazionale miscelata a dialetti del nord e sud Italia.
Tutti siamo favorevoli a portare qualcosa di nuovo a Biella, a tutti piace che la città sia viva e diventi fucina di iniziative. Lo scrive chi è sempre stato favorevole ad organizzare manifestazioni e che non ha nella sua mentalità il piacere né tanto meno l’obbligo di criticare quanto viene proposto o realizzato.
Il vero problema va ricercato nella situazione in cui versa il biellese e nella struttura concettuale del Mercato Europeo.
Mi spiego.
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